POTENZA – I direttori generali passano (e magari riescono a riciclarsi professionalmente), la politica paga il conto.
La regola dovrebbe essere questa. In Basilicata, la maggioranza di centrodestra – brava a sentenziare in passato – sembra non averlo ancora capito a fondo. La sanità, ovviamente non fa eccezione.

E con lo tsunami del Covid tutti i vecchi nodi sembrano tornati prepotentemente al pettine. Può un nuovo corso politico – rafforzato dal volere popolare e dalla voglia di cambiamento – pretendere di rimettere in piedi la sanità con nuovi manager archiviando le stagioni precedenti? E può il presidente eletto chiedere con forza un cambio di rotta in quei settori chiamati a segnare una svolta nella vita della Basilicata? Le domande sono sensate ma i dubbi restano quando si parla del governatore lucano e della reale volontà politica. Sulla sanità lucana e sulla gestione delle aziende ospedaliere – da tempo – il presidente e la sua maggioranza hanno annunciato rivoluzioni copernicane. Un nuovo modello da mettere in pratica – chissà – con nuovi interpreti. Tenendo a cuore – si spera – solo il bene dei lucani. Prendiamo il San Carlo. La più grande azienda ospedaliera della Regione vive da mesi nell’occhio del ciclone.
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di Celestino Benedetto