E pur (qualcosa) si muove. Gravina (Figc) raccoglie l’appello di Macchia: “In Serie C situazione insostenibile. Serve la riforma”

di Luigi Santopietro
POTENZA – Donato Macchia chiama, Gabriele Gravina risponde. La conferenza stampa del patron del Potenza di domenica sera ha avuto l’effetto desiderato. Quello di “agitare” le acque del sistema calcio. Qualcosa si muove davvero, e si muove dal “basso” della lega professionistica minore. L’appello del presidente rossoblù era stato chiaro: “Senza regole certe, il calcio muore. Serve una riforma della Serie C. Ora o mai più”.

GRAVINA – Effetto detonatore innescato. E il presidente della Figc, Gabriele Gravina, fresco di rinnovo alla carica più importante del calcio italiano, non è rimasto inerte all’appello: “La situazione è diventata insostenibile – ha dichiarato il numero uno della federcalcio all’Ansa in merito alle difficoltà di diversi club di Serie C – e le criticità economiche che riguardano tutto il calcio si acuiscono in modo particolare in Lega Pro. S’impone una riflessione seria – aggiunge Gravina – e mi appello al senso di responsabilità delle componenti federali affinché tutti facciano la loro parte”.

LA RIFORMA – Il punto forte della dichiarazione di Gravina, che risponde alle parole di Macchia, è quello di una “rivoluzione” attesa ma mai messa in opera: “Ora è il momento di discutere di una riforma, magari partendo dalla bozza che ho proposto un anno fa, che abbia l’obiettivo di rendere finalmente sostenibile il calcio italiano.

MACCHIA – La replica del presidente Figc, giunta a distanza di neanche 36 ore dalla conferenza di Donato Macchia, conferma l’importanza della questione: “Questa – spiega il patron rossoblù – è la miglior risposta alle Cassandre che parlavano di exit-strategy o paventavano l’inutilità del mio intervento o del mio appoggio a Gravina. E invece abbiamo fatto bene a spingere su temi troppo importanti per essere rinviati in eterno. Il momento per cambiare le cose e per consegnare ai nostri figli e ai nostri nipoti un calcio migliore è questo”.

RIVOLUZIONE DAL BASSO Donato Macchia parla della necessità di una rivoluzione che parta dal basso: “La riforma della Serie C non si può più rinviare. E deve partire dalla riduzione del numero delle squadre. A 60 club la Lega Pro non è più sostenibile. Non possiamo vedere più squadre con il segno meno in classifica e campionati falsati. Bisogna stabilire dei criteri e attuarli. E il Potenza Calcio deve fare di tutto per stare dentro quei parametri. Che devono valere per tutti. Serve una qualificazione forte, con regole certe a cui adeguarsi”. E poi il discorso Var: “Non si può più prescindere da uno strumento tecnologico che assicuri la trasparenza del gioco. Noi investiamo risorse vere nel calcio, siamo un club sano e pretendiamo strumenti adeguati”.

MARANI – Nè di Var, né di riforma, ha parlato, invece Matteo Marani. Il presidente della Lega Pro, anche lui tirato in ballo da Macchia, ha commentato così alle sollecitazioni giunte dal cuore della Basilicata e dal presidente federale Gravina: “La Lega Pro è consapevole delle criticità economico-finanziarie che riguardano il calcio italiano ma la Serie C contribuisce in minima parte alle perdite annuali. Diamo la nostra disponibilità al presidente federale per rendere ancora più severi e stringenti i criteri di iscrizione al campionato”

NON BASTA – La dichiarazione “tiepida” di Marani non convince Macchia: “Non bastano i criteri più stringenti. Siamo fuori tempo massimo. Erano cose che andavano fatte ieri. Non domani”. E intanto proprio oggi ci sarà un importante incontro tra alcuni presidenti di Serie C con l’obiettivo di indire l’assemblea di Lega in cui mettere sul piatto le proposte innovative. Macchia: “Il Var lo portiamo già nella prossima stagione”.

SEBASTIANI – Anche Daniele Sebastiani, presidente del Pescara e consigliere federale per la Lega Pro, si esprime sul grande fermento che sta interessando la terza serie rimarcando un concetto: “Con Marani stiamo condividendo il tema del salary cap, dei giovani, della riforma Zola. Però sul tema dei paletti più stringenti non sono d’accordo col presidente di Lega. Le società di calcio hanno controlli che non ha nessun’altra azienda. Il rischio è di far scappare via dal calcio le persone per bene e chi opera assennatamente. Il problema sono i furbetti di turno. Dobbiamo essere tutti uguali e in questo momento non è così”. Da qui l’urgenza di una riforma: “Finalmente anche Gravina sta guardando in faccia la realtà. Le sue parole vanno nella direzione delle società che chiedono campionati regolari e cose fatte per bene da tutti. Si badi bene. La riforma non deve fare distinzione tra piccoli e grandi club, ma deve premiare le società organizzate e sostenibili”. Il Var? “Tema delicato – spiega Sebastiani – ma se la Lega Pro vuole considerarsi un campionato professionistico deve avere tutti gli strumenti a disposizione. E’ vero che ci sono costi e problemi strutturali (gli stadi, nda) da affrontare e risolvere ma l’utilizzo del Var ormai è necessario”. Infine la chiusura su Macchia: “L’ho conosciuto due anni fa. Sta facendo un gran lavoro. L’ho visto quando sono venuto a Potenza dove ho apprezzato quanto fatto in tema di strutture, dei lavori allo stadio, la strutturazione del settore giovanile. Anche se è nuovo nel mondo del calcio sta tracciando una strada che guarda al futuro”.