Ultima reliquia della cittadella
L’antico insediamento di Tursi si trovava su un rilievo strategico, fiancheggiato dal Sinni e dall’Agri
Tursi, provincia di Matera. Immersi tra le rocce dei Calanchi, una curva dopo l’altra, si sale fino a raggiungere il santuario di Santa Maria di Anglona, ultima reliquia della cittadella che un tempo sorgeva su questi colli.
Le prime notizie sull’antico insediamento risalgono all’anno 747. Si trovava a metà strada tra Tursi e Policoro, su un rilievo strategico dal punto di vista commerciale e militare, fiancheggiato dai corsi d’acqua
del Sinni e dell’Agri al loro sbocco verso la pianura ionica. Inoltre, circondato da paludi e acquitrini costieri, era naturalmente difeso, appartato dalla costa e dotato di vasti e fertili terreni agricoli. “Una tappa obbligata per chi risaliva verso nord, soprattutto con il fiume Agri – spiega Carmine Morisco, responsabile della promozione turistica e culturale del sito – Si collegavano con la città di Grumentum
per poi dirigersi fino a Venosa e Roma, sulla via Appia”.
Col passare dei secoli, tuttavia, la popolazione si accentrò sempre più a Tursi e Anglona iniziò a svuotarsi, conservando la sola centralità religiosa e politica grazie alla basilica e al castello. Nel 1277 la città contava 270 abitanti e il suo declino continuò inesorabile fino al 1369, anno in cui fu rasa al suolo da un incendio. Secondo fonti storiche, a volerne la distruzione furono i nobili tursitani, stanchi di vedere il clero proprietario di vasti e ricchi appezzamenti, a fronte del popolo confinato in piccoli e incoltivabili terreni.
La cattedrale fu la sola a essere risparmiata. Divenuta monumento nazionale nel 1931 ed elevata a basilica minore da Papa Giovanni Paolo II, in origine era una gigantesca opera d’arte, completamente affrescata
con raffigurazioni dell’Antico Testamento.
“La narrazione è divisa per registri, con le finestre a fare da intervallo. L’intenzione di chi ci lavorava era di mettere una storia per riquadro, salvo poi rendersi conto che non gli sarebbe bastata l’intera chiesa. Un
lato della navata, oggi “vuoto”, è stato ricostruito dopo essere crollato a causa di un terremoto, intorno al 1400”.
Nel santuario si venera la Madonna di Anglona, protettrice di Tursi e dell’intera diocesi di cui fa parte. In suo onore si celebra una festa l’8 di settembre, che viene aperta all’aurora con il rito del “cambio del manto”. È un po’ come mettere l’abito più bello a una sposa, in questo caso donato dai fedeli. Subito dopo, la prima celebrazione dà il via alla festa.
Oggi il sito è visitabile con accesso libero. Gli orari di apertura sono consultabili sul sito della diocesi di Tursi-Lagonegro.