Al Cpr di Palazzo San Gervasio consumate 20.000 confezioni di Rivotril in venti mesi: così i reclusi in attesa di espulsione venivano imbottiti di psicofarmaci. Oggi al via gli interrogatori di garanzia

POTENZA – Imbottiti di Rivotril, un potente psicofarmaco ribattezzato come “droga dei poveri” perché diffusamente utilizzato come sostanza di abuso. Così venivano storditi i migranti all’interno del Cpr di Palazzo San Gervasio. Un modo, secondo la procura di Potenza, per prevenire sul nascere ogni forma di intemperanza da parte degli ospiti. E’ uno scenario davvero inquietante quello che emerge dall’inchiesta che ha portato alla luce i presunti maltrattamenti all’interno del Centro per il Rimpatrio dove vengono reclusi i migranti in attesa dell’espulsione dal nostro paese.

E sul fronte dell’abuso di psicofarmaci all’interno della struttura sono arrivate clamorose conferme dagli accertamenti condotti dai carabinieri del Nas attraverso la consultazione della banca dati predisposta dalla Regione Basilicata per il monitoraggio della spesa farmaceutica di tutte le aziende sanitarie e ospedaliere lucane. Dalle ricerche svolte dal Nas è emerso come nel primo anno di apertura del Cpr di Palazzo San Gervasio, ovvero da gennaio a dicembre del 2018, erano state prescritte agli ospiti della struttura di trattenimento ben 1.315 confezioni di Rivotril in gocce e compresse e ben 920 confezione nei primi otto mesi del 2019. Per il gip Antonello Amodeo che nella giornata di martedì ha fatto scattare le misure cautelari e interdittive nei confronti dei quattro indagati principali, ovvero l’ispettore di polizia Rosario Olivieri, i rappresentanti della Engel (la società che gestiva la struttura fino allo scorso mese di luglio) Paola Cianciulli e Alessandro Forlenza e il medico di base Donato Nozza, “le modalità con cui venivano somministrati agli ospiti del Cpr di Palazzo San Gervasio rilevanti quantitativi di Rivotril sono altamente sintomatiche dello scadente livello qualitativo del servizio di assistenza sanitaria fornito dalla Engel Italia srl nella gestione della predetta struttura di trattenimento e costituiscono, tenuto conto dei potenziali risvolti negativi per il benessere psico-fisico degli ospiti, la più grave delle carenze contrattuali”. Il Rivotril nasce come farmaco per il trattamento dell’epilessia, ma nella pratica clinica viene impiegato non solo come anticonvulsivo, ma anche, in modalità “off label” (uso non convenzionale), come ansiolitico e sedativo. Sulle modalità di utilizzo dei Rivotril all’interno del Cpr gli inquirenti hanno sentito diversi operatori sanitari in servizio a Palazzo San Gervasio e dalle loro dichiarazioni è venuto fuori uno scenario davvero allarmante: “I pazienti a cui venivano somministrato il Rivotril – si legge nel verbale di una delle persone ascoltate durante le indagini – sviluppavano dipendenza nei confronti del farmaco…la somministrazione del farmaco produceva nei ragazzi uno stato di intontimento che si spingeva a chiedere ai medici di diminuire le dosi e di non continuare a somministrare il farmaco. Tuttavia non si è mai smesso di somministrare il farmaco anche a dosaggi elevati, fino a 40 gocce per volta, anche per tre volte al giorno”. Un consumo talmente spropositato che ad un certo punto sarebbe arrivata l’indicazione dai vertici della società che gestiva il Cpr di diluire il Rivotril con l’acqua.