Basilicata Fortificata – Castello di Brindisi di Montagna

Il museo della tortura

Federico II di Svevia certifica l’esistenza del castello Fittipaldi-Antenori

Brindisi Montagna – Dominante sul borgo e le alture circostanti, il castello Fittipaldi-Antinori è visibile già dall’autostrada, a diversi chilometri di distanza. Il primo dato che ne certifica l’esistenza si ha con Federico II di Svevia.
Con tutta probabilità nasce come struttura difensiva proprio grazie all’ottima visuale, in particolare sul fiume Basento, all’epoca navigabile e principale punto d’attacco per eventuali invasori.
Nel corso del tempo, come tanti altri insediamenti del genere, diventa residenza nobiliare. Gli Antinori, proprietari dal 1634 al 1811, si adoperano per restaurarlo e abbellirlo. Poi tocca alla famiglia Battaglia, dopo ai Fittipaldi, che nel secolo scorso donano la proprietà al Comune. Si ha idea di farne un ospedale
per malattie infettive, ma l’iniziativa ha vita breve e la costruzione, abbandonata, decade lentamente.
Fino al risveglio, nei primi anni 2000: “Il castello – dice Gerardo La Rocca, sindaco di Brindisi Montagna – simbolo del paese, doveva tornare a essere vita per la comunità. L’abbiamo inaugurato nel 2018 e da allora è meta di tanti turisti, luogo di eccellenza e contenitore della nostra storia. Attraverso le sue
stanze raccontiamo la vita di mille anni fa”.
Fabio Tortorelli, esperto di rievocazioni storiche, fa da guida nell’antica armeria, che sembra il set di una puntata di Game of Thrones. Vi si trovano spade a due mani, a una mano e mezza e a una mano. La daga ad antenne, per la particolarità del manico, utilizzata nei combattimenti più ravvicinati. L’ascia barbuta,
con cui si aggancia l’avversario e lo si tira a sé per colpirlo. Poi gli elmi, nasale e pentolare. E infine gli speroni, che con spada, elmo e lancia formano i quattro simboli usati per l’investitura dei cavalieri.
La torretta, dall’originaria funzione difensiva, in seguito fu destinata a scopi religiosi e dedicata a San Michele Arcangelo, cui la famiglia Antinori era molto devota. Oggi ospita un piccolo ma ben fornito museo della tortura: “Nel tratto di corda – spiega Tortorelli – il condannato era legato con le braccia in alto e gli veniva causata la dislocazione della spalla. La gabbia, dove si rimaneva prigionieri per poco tempo o
fino a morire di stenti all’esterno di torri e mura, in base alla gravità del fatto commesso.
L’impalamento consisteva nell’inserire un palo nel retto del malcapitato, che in alcuni casi usciva addirittura dalla gola. L’ascia del boia, invece, spesso si preferiva non affilarla, per causare maggiore
dolore al condannato”.
Dalla sua riapertura al pubblico, il castello fa da cornice alle “Giornate medioevali”, evento di punta del paese. Da chiuso, invece, era luogo di ritrovo e di gioco. Gli anziani brindisini raccontano che alcuni si arrampicavano sulle mura per dare prova del loro coraggio: “Le prime volte che si andava camminavamo a gattoni per arrivare alla torretta. Giocavamo a guardie e ladri. Eravamo ragazzi e forse ci divertiva proprio perché pericoloso. Anzi, più era pericoloso e più ci piaceva!”.
Oggi il castello di Brindisi Montagna è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 20:00. Nel fine settimana con orario continuato dalle 10:30 alle 20:00.