Un tesoro greco-romano
Concentrato di storia antica da sempre studiato, ma non ancora del tutto valorizzato
Sulla sommità di una breve catena montuosa poco a nord di Pietragalla, nella frazione di San Giorgio, si trova il sito archeologico di Monte Torretta, un tesoro ancora tutto da scoprire.
Fu rinvenuto nel 1956 durante una campagna di scavi condotta dall’archeologo Francesco Ranaldi, pioniere dell’archeologia lucana, occasione in cui vennero alla luce i resti delle mura e dell’antica acropoli dell’insediamento, risalente all’epoca greca. “Si aveva notizia – spiega Sabrina Mutino, direttrice del museo Dino Adamesteanu di Potenza – anche di ritrovamenti che alla fine dell’800 avevano interessato la contrada di Casalaspro. Quindi Ranaldi si mette sulle tracce del duca proprietario di quell’agro, che diceva di aver scoperto dei tesori. E in effetti rinviene dei materiali che gli confermano che l’area era stata già scavata”.
Nel sito sono presenti due circuiti, uno nella parte bassa e l’altro in quella più alta, l’acropoli, ma non si sa ancora come si sviluppassero all’interno.
La strutturazione delle mura, invece, è chiara: “Sono costruite con una tecnica chiamata pseudo-isodoma – dice Luigi Zotta, archeologo per l’epoca decisamente avanzata, con conci giustapposti, cioè messi uno sull’altro. Oggi se ne osserva solo una parte, ma il corpo difensivo originario era molto più imponente”.
Dal 2017, il sito archeologico di Monte Torretta è al centro del “Pietragalla Project”, una missione di scavo franco-tedesca in convenzione tra la Soprintendenza e la Commissione regionale Musei della Basilicata,
l’Università di Heidelberg e la Sorbonne di Parigi.
È uno dei progetti più importanti che riguardano la Basilicata. Il metodo usato dai ricercatori consiste nel partire da una semplice pulizia dei blocchi, per avere una proiezione della struttura in ambiente virtuale prima degli scavi veri e propri. In questo modo, per esempio, è stata ricostruita digitalmente la porta “Marie”, uno degli antichi accessi alla fortificazione: “Prende il nome dalla figlia di Agnes Henning – dice Mutino – una delle prime studiose ad occuparsi dell’insediamento”.
Si tratta di una postazione dotata di un ingresso fiancheggiato da due torrette, alle quali si accedeva tramite una scalinata, di sicuro utilizzata per la difesa del sito.
In attesa di saperne di più, oggi a occuparsi del sito di Monte Torretta è l’associazione “La Gorgone”, che vi organizza iniziative di vario genere e ne fa scoprire le bellezze con dei percorsi di archeo-trekking. È attiva anche una convenzione con un liceo di Potenza, i cui alunni hanno installato dei lavori di “land art” e spesso animano il luogo con la loro musica: “Stiamo cercando di curarlo racconta Antonio Coviello, che presiede l’associazione – di creare attrattive, posti a sedere, per far passare ai nostri visitatori una giornata intera in mezzo alla natura e alla cultura”.