POTENZA – Un professore dai modi gentili, sempre pronto ad aiutare i suoi alunni e a carpirne, così, la fiducia. Era questa la “maschera” che per anni avrebbe indossato l’ex supplente di un istituto superiore del Potentino arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata ed estorsione ai danni di un suo allievo che all’epoca dei fatti, nel 2016, era ancora minorenne. E’ quanto emerge dal racconto di due delle presunte vittime del docente che aveva già all’attivo un paio di condanne per fatti analoghi consumati in alcune scuole della Lombardia. Il più grande che all’epoca dei fatti era già maggiorenne aveva prima denunciato il professore ma poi rimesso la querela dopo il risarcimento ottenuto in seguito all’accordo concluso con i legali del docente. Diversa la situazione del minorenne che per paura aveva deciso di assecondare anche le richieste economiche del suo ex supplente, al quale avrebbe versato circa 3.600 euro per non vedere diffuse e pubblicate le foto e i video che gli aveva inviato. Ed è stato lui stesso a raccontare, qualche mese fa, il suo incubo davanti agli inquirenti, in due distinte occasioni: “Ho conosciuto il professore nel 2016, credo che iniziò la sua attività nella mia classe al secondo quadrimestre e credo fosse docente di diritto….in quell’anno scolastico non avevo un profitto ottimale in quanto avevo qualche lacuna in italiano e matematica.
Per tale ragione il professore contattandomi sul mio numero di cellulare tramite messaggi di WhatsApp mi disse che avrebbe potuto aiutarmi dandomi ripetizioni al pomeriggio….io volendo recuperare le mie lacune scolastiche, accettai tale proposta e lui quindi mi disse di raggiungerlo al pomeriggio, quando ne avevo possibilità e volontà presso la struttura alberghiera presso la quale soggiornava durante i periodi in cui era impegnato a scuola”. E in effetti la prima volta tutto si svolse come concordato, l’alunno raggiunge il docente che lo aiuta a svolgere alcuni compiti. Due settimane dopo, però, le cose vanno diversamente: “Dopo circa due settimane dal primo messaggio di ripetizioni – il professore mi mandò un messaggio su WhatsApp invitandomi a raggiungerlo per mangiare insieme qualcosa a cena…nel corso del tragitto ricordo che il professore mi mise la sua mano sulle gambe strusciandole fino a raggiungere le parti intime. Io fui infastidito da tale comportamento e gli allontanai le mani dal mio corpo. Lui rimase indifferente facendo finta di niente. Una volta raggiunto l’albergo mi chiese di salire nella sua stanza…poi chiuse la porta a chiave e mi disse di andare in bagno a togliermi le mutande per consegnarle a lui in quanto, essendo studioso di qualche materia medica, ne aveva bisogno per poter fare degli esami e delle ricerche”. Il minorenne acconsente a quella richiesta, consegna gli slip al professore e va via, essendosi fatto tardi. Qualche settimana dopo, però, il professore lascia la scuola in seguito alla denuncia presentata dall’altro alunno, ma alla fine del 2016 il 50enne della provincia di Bari ricontatta il minorenne, iniziando a chiedergli foto e video che lo ritraggono nudo: “Mi chiese di mandargli foto in cui ero nudo; al mio iniziale rifiuto mi minacciò riferendo che avrebbe sparso la voce, nella scuola, del nostro incontro in albergo e del suo possesso delle mie mutande, sulle quali avrebbe fatto fare il test del Dna per dimostrare che erano le mie. Intimorito da tale minaccia, imbarazzato per quello che si sarebbe potuto pensare di me a scuola nonché in famiglia, cedetti al ricatto e mi scattai delle foto in cui mostravo le mie parti intime. Ricordo che alle foto rispondeva dicendomi “sei bello” “sei il mio amore” “ti voglio bene”. Io, sempre intimorito dalle sue iniziale minacce, pur di tenere tutto segreto, continuavo a soddisfare le sue richieste…il tutto durò circa 2/3 mesi dopodiché non mi chiese più nulla per circa un anno”. Alla fine del 2017, però, il professore torna di nuovo nel Potentino e chiede al giovane di poterlo incontrare: “Visto che non accettavo i suoi inviti ad incontrarlo – prosegue la vittima – iniziò nuovamente a chiedermi di mandargli foto in cui ero nudo, minacciando che se non lo avessi fatto mi avrebbe denunciato e mi avrebbe sputtanato a scuola ed anche in paese”. E così per un altro anno, anno e mezzo, con cadenza quasi settimanale, il minorenne si vedeva costretto ad assecondare quelle ossessive richieste. Poi, dopo aver “bloccato” il professore su WhatsApp le cose peggiorano ulteriormente: “Mi telefonò con un altro numero e mi rimproverò per averlo bloccato insultandomi e minacciandomi…fui costretto a sbloccare la sua utenza e ricominciò a chiedermi foto in cui ero nudo”. Come non bastasse, all’inizio del 2020 arrivano anche le richieste economiche: “Mi chiese di mandargli dei soldi perché ne aveva bisogno….mi ricontattò mandandomi un messaggio con il quale mi chiedeva altre foto, indicandomi anche le pose da tenere, oltre a chiedermi anche qualche video. Anche in questa circostanza il mio timore e la mia vergogna mi inducevano a cedere ai ricatti nella speranza che prima o poi la smettesse”. E, invece, nel frattempo proseguivano anche le richieste di soldi, con l’ultimo bonifico di 400 euro datato febbraio 2021. Una situazione che avrebbe inciso fortemente anche sullo stato psicologico e di salute del giovanissimo allievo: “Sono entrato letteralmente in uno stato di soggezione…quando ero stanco di subire questa violenza psicologica provavo a rifiutarmi ma puntualmente lui trovava un modo subdolo con minacce di divulgazione delle mie foto o addirittura con minacce con le quali paventava di farmi del male o farmene fare da altri e puntualmente ricadevo nella trappola”. Per il gip Teresa Reggio, il professore “approfittando dell’iniziale fiducia in lui riposta dall’alunno in relazione al suo ruolo di insegnante…lo ha costretto per anni e sistematicamente a subire le sue morbose ed insane attenzioni di natura sessuale, ponendo in essere un comportamento dal quale emerge una totale incapacità di controllare gli istinti, nonché a subire le sue pretese di natura economica, determinando nella vittima un sentimento di rassegnazione misto a paura ed azzerando completamente la sua capacità di reagire”.