di Vincenzo Fogliano*
L’attenzione riservata da Legambiente Basilicata, e dal responsabile delle aree protette, al Parco Nazionale dell’Appennino Lucano è giunta ormai ai livelli della insostenibilità, sia per le falsità con le quali si riempiono giornali e dossier (nei quali l’associazione dimentica di citare se stessa e le proprie consulenze avute dal Parco), sia per la pressione che evidentemente si intende esercitare sull’opinione pubblica, sui membri del direttivo e sulle istituzioni preposte al controllo e alla sorveglianza sull’Ente stesso, come il ministero dell’ambiente. Meno si comprende la pressione sulla Regione Basilicata dal momento che non c’entra nella nomina del direttore, a meno che non si cerchi la sponda politica. Dopo anni di collaborazione con l’Ente Parco, durante i quali l’associazione ambientalista è stata beneficiaria di diverse attenzioni e di diverse consulenze su numerosi progetti, i dirigenti regionali e alcuni livelli nazionali stanno ormai attaccando, in maniera sistematica, qualsiasi azione che esso pone in essere, ipotizzando illeciti e forzature amministrative mai rilevate dall’autorità giudiziaria. La lente d’ingrandimento sotto la quale i dirigenti regionali di Legambiente hanno posto da tempo il Parco non trova riscontro nei puntuali e periodici controlli che Carabinieri e Finanza conducono sugli atti amministrativi. Occorre precisare che un conto sono i rilievi del Ministero dell’Ambiente sulle procedure adottate e altra cosa sono gli illeciti che, qualora venissero ravvisati dagli ispettori ministeriali, sarebbero da essi stessi posti all’attenzione delle autorità giudiziarie. Così non è, ed è arrivato di sicuro il momento di salvaguardare l’onorabilità e l’onestà delle persone che ricoprono incarichi negli organi dirigenti del Parco, messi costantemente sotto accusa dall’associazione in questione. Cosa che sarà fatta nelle sedi opportune avendo già dato mandato ai legali di provvedere ad analizzare le affermazioni e gli atti di Legambiente, e non solo, per valutare la possibilità ricorrere alle vie giudiziarie. Ciò considerando anche la continua strumentalizzazione della vicenda legata ai rilievi della Corte dei Conti, sfociati in un procedimento della giustizia contabile che è ancora in corso e che siamo certi di poter affrontare con la serenità di chi è sicuro di poter dar conto delle proprie azioni e delle proprie decisioni. Va detto che, proprio la continua frequentazione di Antonio Nicoletti, responsabile Legambiente delle aree protette, e le numerose collaborazioni di questa associazione con il Parco Appennino Lucano negli anni trascorsi, dovrebbero indurre i suoi dirigenti nazionali ad una onesta autocritica. Se è vero che tanti errori sono stati compiuti da parte del Parco ci si chiede perché mai tale aggressivo e ostinato accanimento scuota solo ora l’attenzione di Nicoletti e dei suoi colleghi. È forse utile rilevare, a questo punto, che i continui attacchi vengono da persone direttamente interessate alla nomina di direttore dell’Ente. Proprio il presidente del circolo Legambiente della Val d’Agri ha partecipato al bando per la nomina a direttore dell’Ente Parco e, guarda caso, proprio da lui e dalla sua associazione vengono gli attacchi. L’individuazione della terna dei nomi dei candidati a direttore del Parco spetta al direttivo dell’Ente, e le candidature pervenute in seguito al bando sono state oltre 40. Di queste solo 15 vantano esperienze nella Pa, come richiesto dal bando, e tra queste è stata scelta la terna. Siamo fiduciosi sul fatto che il ministro valuterà secondo le qualità dei curricula e non si farà intimorire da pressioni inopportune o da suggerimenti interessati. Saremmo disposti, qualora lo permettesse, a pubblicare il curriculum dell’ex direttore del Gal Akiris. È stata la circostanza sopra descritta che ha spinto il presidente Triunfo a rifiutare l’incontro chiesto da Legambiente. Inoltre la richiesta di commissariamento dell’Ente Parco viene solo da Legambiente. Il rappresentante ambientalista in seno al direttivo, Luigi Agresti è rappresentante del Wwf, e ha tenuto un incontro con le altre associazioni ambientaliste dal quale è emerso che l’unica associazione a ritenere necessario il commissariamento dell’Ente è Legambiente. Il rilancio del Parco passa attraverso incontri con i Ceas, con gli operatori turistici e con nuovi progetti sulla conservazione. Ci chiediamo quale sia davvero lo scopo di tale accanimento di Legambiente.
*Direttore Parco Appennino Lucano