POTENZA – L’acqua del Basento, se tutte le analisi dovessero dare esito positivo per la sua potabilità, comincerà a sgorgare dai rubinetti dei 29 centri dello schema Basento-Camastra dal prossimo lunedì mattina. E’ quanto deliberato stamane dall’unità di crisi riunita in viale Verrastro a Potenza.
LE RESTRIZIONI Nel frattempo nel weekend sono previste ulteriori restrizioni perché la rete idrica sarà alimentata soltanto dai serbatoi. Giovedì e venerdì rubinetti a secco come sempre dalle 18:30 alle 6:30, sabato invece sarà disponibile acqua potabile dalle 7 alle 20 e domenica dalle 7 alle 15. Vista la limitata capacità del flusso del Basento da lunedì continueranno comunque le restrizioni.
IL CRONOPROGRAMMA Intanto le pompe del sistema di prelevamento dal fiume stanno facendo confluire l’acqua nel Camastrino, qui a stretto giro è previsto un ulteriore campionamento. Subito dopo i risultati delle analisi, l’acqua convoglierà nell’impianto di Masseria Romaniello per un la potabilizzazione della durata di 30 ore. Venerdì al termine del trattamento ci sarà un nuovo campionamento sull’acqua potabilizzata in seguito al quale occorreranno 48 ore per processare i dati e dunque appurarne l’effettiva potabilità. Solo allora l’acqua sarà immessa in rete per un uso potabile. I dati disponibili oggi, (relativi ai campionamenti del 5 e del 13 novembre scorsi) come ha assicurato il dg dell’Arpab Donato Ramunno sono rassicuranti anche dal punto di vista della radioattività.
IL TAVOLO CON I COMUNI All’unità di crisi è intervenuto in video conferenza Luca Lucentini, direttore del Centro nazionale Sicurezza delle acque. L’esperto ha ritenuto esaustiva la soluzione che prevede rilievi quotidiani di Acquedotto lucano e settimanali di Arpab. Al termine del tavolo il commissario Bardi ha incontrato i sindaci dei 29 centri coinvolti e una rappresentanza del comitato dell’acqua pubblica. Tra le richieste dei Comuni l’informazione puntuale sui risultati delle analisi oltre a chiarimenti sui presunti sversamenti di trielina nel torrente Tora. Per l’Arpab la problematica sarebbe relativa soltanto alle falde sottostanti l’area dell’ex Daramic