Derivati, Napoli: “Inerzia disarmante, altre regioni invece accettarono la proposta di rinegoziarli”

POTENZA- Una scommessa durata tredici lunghi anni e che è costata alle casse della Regione ben 51 milioni di euro.

E’ la vicenda derivati in salsa lucana, balzata nuovamente di recente nelle cronache locali. Danno erariale, così hanno definito l’esito dell’operazione derivati sulle casse regionali, i giudici contabili nell’invito a dedurre che ha chiamato a rispondere le banche, Dexia Crediop e Ubs Investement, e funzionari e amministratori regionali della giunta De Filippo che, nel 2006, stipulò i due interest rate swap con i dei istituti di credito.

L’obiettivo- o almeno quanto la Regione intese fare- fu quello di tutelare gli interessi su un mutuo contratto nel 2000 dal rischio del rialzo dei tassi. II ricorso a tale strumento, lo ricordiamo, ha generato flussi differenziali negativi per 48 milioni e 777 mila euro e costi impliciti per 2 milioni 406 mila euro, per un danno erariale ipotizzato dalla Corte complessivamente in 51 milioni e 183mila euro. Tantissime le questioni oggetto delle indagini della magistratura contabile, dal conflitto d’interesse dei due istituti di credito-advisor nella gestione del debito e contemporaneamente banca mutuante – alla negligenza dei funzionari e degli organi di indirizzo politico. “Insanabile stato di malafede delle banche da un lato e grave, colposa negligenza, imperizia, imprudenza della Regione dall’altro”. Praticamente una delega in bianco della Regione a digiuno totale di nozioni finanziarie. Ma c’è anche un’altra vicenda che negli anni le opposizioni in Consiglio regionale hanno tentato di portare all’attenzione dei successivi esecutivi. La possibilità di rinegoziare i due contratti ma soprattutto di decretarne la nullità. Paladino di questa iniziativa l’allora vice presidente del Consiglio regionale Michele Napoli, oggi capogruppo al Comune di Potenza di Fratelli d’Italia ed esponente di Fratelli d’Italia Basilicata.

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di Mara Risola