Ex Cip Zoo, parco o stadio? “Purché non resti così”

POTENZA – Ascoltare il volere dei cittadini e confrontarsi su quale possa essere il destino migliore per l’area dell’ex Cip Zoo in linea con il benessere della città.

Lasciando da parte preferenze e desideri personali, ma tenendo conto piuttosto della situazione urbanistica e dell’assetto territoriale della città. Questo l’obiettivo del dibattito organizzato dall’associazione culturale Ivan Di Bello, fondata dal signor Decio per rendere omaggio alla memoria del figlio, ma anche con intenti culturali e per il benessere della città.

È proprio in quest’ottica che va visto il dibattito tenutosi mercoledì. Alla base la convinzione di dover recuperare l’area dell’ex suinicola lucana perché, sebbene i pareri sul cosa fare siano discordanti, una cosa è certa secondo il signor Di Bello: che non c’è cittadino che voglia che quell’area rimanga così. “Dibattiti importanti come questo hanno bisogno di un confronto – ha dichiarato -. La maggior parte dei cittadini di Potenza è favorevole alla realizzazione di un nuovo stadio. Il problema però è se può e deve essere realizzato nell’area dell’ex Cip Zoo. È necessario capire dove finisce l’interesse privato e dove inizia l’interesse pubblico. Ma in ogni caso – ha concluso – abbiamo la necessità di dare a quell’area una destinazione precisa e avevamo bisogno oggi della presenza di alcune persone che potessero illustrarci la situazione urbanistica e dell’assetto territoriale”. Assenti il vicesindaco nonché assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici del Comune di Potenza, Antonio Vigilante, e il presidente del Potenza Calcio Salvatore Caiata, che per impegni sopraggiunti non hanno potuto prender parte al dibattito. Presenti invece Beniamino Murgante, docente di Pianificazione Territoriale alla Scuola di Ingegneria dell’Unibas, e l’ex sindaco di Potenza Vito Santarsiero, il quale in un recente intervento aveva sottolineato come la Cip Zoo fosse l’area di proprietà pubblica più importante della Regione, ragion per cui avrebbe dovuto mantenere il carattere di bene pubblico.

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di Isabella D’Andrea