Ex Sider, 12 anni dopo si attende giustizia per Santoro

POTENZA- Dodici anni fa un convoglio impazzito lo travolse mentre stava lavorando nel piazzale della ex Sider Potenza.

Ma su quella tragedia la giustizia ancora non ha saputo mettere la parola fine. Come ogni anno familiari e colleghi di Giuseppe Santoro, che perse la vita l’8 agosto del 2008, si sono ritrovati davanti ai cancelli dello stabilimento delle Ferriere Nord per chiedere che i tempi della giustizia non continuino a prolungarsi. La sentenza di primo grado risale ormai al lontano 2016, quando il macchinista del convoglio fu condannato a quattro anni per omicidio colposo e disastro ferroviario, mentre altre sette persone furono mandate assolte.

Il processo pende ancora davanti alla Corte d’Appello e l’emergenza Covid ha allungato ulteriormente i tempi: per la prossima udienza, infatti, bisognerà attendere il mese di ottobre. «Non siamo solo noi a chiedere che sia fatta chiarezza sull’incidente- dichiara Domenico Lovallo, cugino di Giuseppe Santoro, presente al presidio di ieri – ma sono tutti i colleghi a volerlo, perché una vicenda del genere avrebbe potuto coinvolgere ciascun operaio. Noi non dimentichiamo quanto accaduto e ci auguriamo che da parte della magistratura sia fatta chiarezza». Nell’analizzare le cause dell’incidente, i consulenti della Procura avevano evidenziato due criticità: l’impossibilità del locomotore ad affrontare tratti in pendenza e un problema di sovraccarico del convoglio. Uno dei punti cruciali dell’intera vicenda è rappresentato dalla mancata custodia della chiave di scambio che doveva impedire al convoglio di arrivare direttamente alla Sider. Nel corso del processo emerse che il deviatoio restava sempre instradato verso la fabbrica, mettendo così a rischio la sicurezza della tratta. Alla commemorazione di ieri alla ex Sider anche le rappresentanze sindacali di settore e quelle aziendali. L’occasione è stata colta per riflettere ancora una volta sulla necessità di rafforzare i sistemi di sicurezza sui luoghi di lavoro o almeno di far rispettare quelli già disposti. Resta inspiegabile come la piccola Basilicata, dove la dimensione industriale resta dimensionata, possa detenere il primato per incidenti sul lavoro. «Il dato relativo al 2020 – rileva Domenico Sileo, Rsu Fiom Cgil – resta condizionato dall’emergenza Covid, ma è chiaro che non bisogna abbassare la guardia e sollecitare da parte dell’osservatorio regionale, ad esempio, un’azione maggiormente attiva e meno legata alle procedure burocratiche».