Il punto di vista di Nino Grasso – Bonus acqua, Bardi smentito pure dal capo di gabinetto: non c’è nulla di concreto

Il punto di vista di Nino Grasso
Il presidente Vito Bardi, smentito dal capo di gabinetto sul bonus acqua
Il presidente Vito Bardi, smentito dal capo di gabinetto sul bonus acqua

di Nino Grasso

Come ampiamente previsto da questo giornale – e per la verità non ci sono volute particolari doti divinatorie per farlo – il presidente della Regione, Vito Bardi, ha collezionato l’ennesima figura… barbina agli occhi dei lucani. Il famigerato bonus acqua, che dovrebbe scattare il primo gennaio 2024 in favore di 70 mila famiglie lucane, così come annunciato nei giorni scorsi in pompa magna dal governatore lucano e dall’assessore regionale all’Ambiente, Cosimo Latronico (Fdi), è da considerare al momento – è il caso di dire – una promessa scritta sull’acqua. Non esiste infatti alcun documento ufficiale che autorizzi Acquedotto Lucano, per il tramite di Egrib, ad applicare il beneficio promesso ai nuclei familiari con reddito pari o inferiore a 30 mila euro.

E non lo diciamo noi.

Ma nientepopodimeno che il capo di gabinetto del presidente della Giunta, Michele Busciolano. Proprio lui: il braccio destro del generale Bardi. Il fido colonnello dello stato maggiore presidenziale. L’uomo sempre pronto ad esporre il petto alle “pallottole” metaforicamente sparate, sotto il profilo contabile, dalla Procura della Corte dei Conti di Basilicata, come nel caso della transazione Regione-Cotrab, causa di un possibile danno erariale di 11 milioni di euro. Quello stesso Busciolano che è stato chiamato a dar conto, nel corso di una audizione in Seconda commissione, dei contenuti del comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale della Regione a proposito del presunto bonus acqua dal costo di 6,5 milioni di euro l’anno.

E che vista la mala parata è stato costretto ad ammettere: non ne so nulla.

Il capo di gabinetto Michele Busciolano, che ha smentito Bardi sul bonus acqua
Il capo di gabinetto Michele Busciolano, che ha smentito Bardi sul bonus acqua

Per poi aggiungere: la delibera di giunta n. 826, approvata lo scorso 30 novembre, parla di altro. Definisce in particolare una parte degli accordi sottoscritti a giugno 2022 a proposito dei progetti di sviluppo proposti dalle compagnie petrolifere Eni e Shell. E di certo non stabilisce alcuno sconto in bolletta per 70 mila famiglie lucane da parte di AL Spa, così come lasciato intendere dai comunicatori di Palazzo, su input del presidente Bardi e dell’assessore Latronico. Ispiratori a loro volta di false comunicazioni istituzionali. Di vere e proprie menzogne politiche diffuse attraverso i canali ufficiali.

Cosa di per sé gravissima anche sotto il profilo deontologico per i giornalisti dell’ufficio stampa della Regione, costretti a venir meno, per ordini superiori, ad uno dei doveri-cardine della professione: quello di rispettare la verità dei fatti. In modo da non tradire il rapporto di fiducia con i lettori. Tanto più quando l’organo di informazione utilizzato (in questo caso il sito di Basilicatanet) è pagato con soldi pubblici.

Il merito di questa operazione-verità, come certificato dal verbale dei lavori dell’organismo consiliare, è da ascrivere essenzialmente al presidente della Seconda commissione, Luca Braia (Italia Viva) e al capogruppo regionale del Pd, Roberto Cifarelli. Con un fuoco di fila di domande che hanno messo in difficoltà il dott. Busciolano (presentatosi in audizione in compagnia del direttore generale delle Attività Produttive, Canio Alfieri Sabia) i due esponenti politici di opposizione, sono riusciti a far sputare il «rospo» al capo di gabinetto.

Non esiste al momento alcun bonus.

Ma solo aria fritta. Vaghi progetti per realizzare tre parchi fotovoltaici per una potenza di complessivi 50 megawatt, da mettere in futuro a disposizione di Acquedotto Lucano per ridurre il peso della bolletta energetica della medesima società. In modo da poter poi distribuire i possibili risparmi ottenuti tra gli utenti lucani a più basso reddito. Altrettanto aleatorie sono le promesse (di cui si è fatto portavoce il solo assessore Latronico per conto delle compagnie petrolifere) a proposito di un anticipo di 6,5 milioni di euro l’anno da parte di Eni e Shell, nelle more della realizzazione dei parchi fotovoltaici. Soldi – da sottrarre anche in questo caso ad altri investimenti per almeno due o tre anni – con i quali venire incontro alle 70 mila famiglie beneficiarie del futuro bonus. Parliamo di eventuali sconti sulle bollette di Acquedotto Lucano di 90 euro l’anno.

Una miseria. Oltre che un inutile spreco di risorse, distribuite a pioggia.

E pensare che i 50 milioni di euro che le compagnie petrolifere sono state invitate a dirottare sui pannelli fotovoltaici sarebbero dovuti servire per creare nuove aziende. Stabili opportunità di lavoro. Non mancette elettorali, da erogare (forse) alla vigilia del voto della prossima primavera.
Su questo, Braia e Cifarelli sono stati particolarmente duri nei confronti dei componenti della giunta regionale, parlando di una «scelta miope» fatta a fine legislatura, guardando unicamente alla propria rielezione e non al bene dei lucani.

Per tutta risposta, sempre in sede di Seconda commissione, è arrivata la difesa d’ufficio dell’avv. Tommaso Coviello, capogruppo di Fratelli d’Italia. Il principe del foro di Avigliano – noto alle cronache per aver tentato di intimidire gli avversari politici facendo ricorso all’arma impropria dell’interrogazione – ha avuto l’abilità oratoria di buttarsi la zappa sui piedi. Perché stando a quanto riportato nel verbale consultabile sul sito del Consiglio regionale, Coviello avrebbe detto: «Quando si parla di politiche di sviluppo, dimentichiamo che il gap infrastrutturale che scontiamo non ci consente di attrarre grossi investitori».

Il che spiegherebbe la «scelta politica» (parole testuali) di non investire i 50 milioni di euro di Eni e Shell per creare nuove industrie, se mai nel settore delle stesse energie rinnovabili, per produrre quei pannelli fotovoltaici che si vorrebbero impiantare in Basilicata. Anziché acquistare i prodotti già belli e confezionati in qualche altra regione d’Italia. Se non d’Europa.

Così da far crescere il prodotto interno lordo altrui, grazie ai soldi dei lucani.

Come arringa difensiva – ci consentirà l’avv. Coviello – non ci pare granché. Anzi, per la cecità disarmante del ragionamento ascoltato – addirittura più grave della «miopia» mostrata dalla giunta regionale – bene avrebbe fatto il fratellino d’Italia di Avigliano a tacere. Se non altro per evitare di allungare l’elenco delle sciocchezze dette in questi cinque anni dai banchi del Consiglio regionale. Di cui, prima o poi, anch’egli finirà per vergognarsi.

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