Il punto di vista di Nino Grasso – Fondi ai Comuni prima del voto, l’ultima farsa nella legislatura dei trasformisti

Il punto di vista di Nino Grasso
Il consiglio regionale della Basilicata. Il presidente della Regione, Vito Bardi, si appresterebbe a fissare la data del voto tra il 7 e il 14 aprile prossimi, appellandosi alla farsa di erogare fondi ai Comuni, approvando il bilancio di previsione 2024 prima dell'apertura delle urne
Il consiglio regionale della Basilicata. Il presidente della Regione, Vito Bardi, si appresterebbe a fissare la data del voto tra il 7 e il 14 aprile prossimi, appellandosi alla farsa di erogare fondi ai Comuni, approvando il bilancio di previsione 2024 prima dell’apertura delle urne

di Nino Grasso

Secondo autorevoli voci di palazzo raccolte dalla testata “Angeloma.it”, il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, si appresterebbe a fissare la data del voto tra il 7 e il 14 aprile prossimi. Apparentemente per un motivo nobile.

Qual è quello di approvare il bilancio di previsione 2024 prima dell’apertura delle urne, aderendo alla linea ispirata a buon senso e responsabilità sollecitata anche dalle forze di opposizione. E in particolare dal capogruppo regionale del Pd, Roberto Cifarelli, fattosi portavoce della necessità di non andare oltre i primi quattro mesi dell’anno in corso nei quali l’Ente può operare in «esercizio provvisorio». Così da evitare il blocco dell’operatività quotidiana che scatterebbe invece a partire dal primo maggio prossimo, con la «gestione provvisoria», quando, in assenza dello strumento economico-contabile, gli uffici della Regione potrebbero pagare solo stipendi e bollette.

Circostanza peraltro già sperimentata più volte in questa legislatura con risultati rivelatisi disastrosi per l’economia lucana.

Tenuto conto però che il bilancio – secondo il calendario dei lavori consiliari predisposto in questi giorni – sarà quasi certamente approvato entro fine gennaio, le vere ragioni per le quali il voto regionale verrebbe fatto slittare di oltre un mese, da marzo ad aprile, vanno probabilmente ricercate in altre direzioni.

La prima: consentire alla giunta Bardi di impegnare i fondi di sviluppo e coesione (Fsc) finora bloccati, con una elargizione a pioggia di risorse tra le amministrazioni municipali più o meno “amiche”. Non a caso, il direttore generale della Programmazione, Alfonso Morvillo (il pensionato in pectore, trattenuto impropriamente in servizio con una semplice letterina del capo di gabinetto, in barba ad ogni regola) è impegnato sin da dopo capodanno a contattare sindaci e assessori comunali per adempiere al mandato ricevuto dal governatore in persona: distribuire «regali» manco fosse la Befana.

Alla faccia del Consiglio regionale cui pure spetterebbe dire una parola in materia di programmazione.

E che in questa occasione, come in tante altre precedenti, sarà regolarmente esautorato, con il complice il silenzio della maggioranza e del presidente dell’assemblea, Carmine Cicala (Fdi). Le cui ultime parole famose, in occasione della conferenza stampa di fine anno, sono state: «Abbiamo lavorato duramente». Tradotto in numeri: 20 sedute consiliari in un anno. Una media di una e mezza al mese. Roba da morire di sfinimento.

C’è poi una seconda ragione – non meno importante, agli occhi del generale Bardi – per rinviare alla domenica dopo Pasqua – se non proprio al 14 aprile – la data delle elezioni. Ed è una ragione squisitamente politica. Legata ai mal di pancia del centrodestra nazionale.

E in particolare al braccio di ferro in corso in Sardegna tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, con Antonio Tajani pronto a fare da ago della bilancia, pur di portare a casa, in Basilicata, il Bardi-bis.

Soluzione che, come già ampiamente raccontato sulle pagine della “Nuova”, verrebbe favorita dalla riconferma nell’isola del governatore leghista Solinas. Mentre invece tramonterebbe inesorabilmente ove mai la presidente del Consiglio – forte degli attuali rapporti di forza tra i partiti alleati – riuscisse ad imporre la regola del 3-1-1 in vista del rinnovo dei cinque consigli regionali in scadenza nel 2024. Vale a dire: tre presidenti indicati da Fratelli d’Italia. E uno per ciascuno da Lega e Forza Italia.

La cosa “simpatica” – mettiamola così – è che nel centrodestra sembra sia del tutto normale che le investiture calino dall’alto. Senza che nessuno, in sede locale, possa azzardarsi a proferir parola. O a fornire quanto meno un autonomo punto di vista. Al punto da non escludere il più clamoroso dei paradossi: quello di vedere un uomo di Salvini – nel caso di specie, il sindaco di Tolve, Pasquale Pepe – candidato a governatore della Basilicata, ove mai Giorgia Meloni (dando per persa la nostra Regione) dovesse decidere alla fine di cedere la presidenza lucana alla Lega, a mo’ di premio di consolazione per la mancata riconferma di Solinas in Sardegna.

Il paradosso leghista sta tutto nei numeri.

La lista Salvini, che nel 2019 è riuscita ad eleggere 6 consiglieri sui 12 conquistati dall’intera coalizione di centrodestra, al momento è rappresentata in seno all’aula Dinardo da un solo esponente. Che è poi il primo dei non eletti nelle elezioni di cinque anni fa nel Materano: quel Rocco Salvatore Fuina, subentrato al posto di Pasquale Cariello, l’ex astro nascente leghista del Metapontino, costretto a sua volta a dimettersi anche da sindaco di Scanzano Jonico a distanza di appena 7 mesi dalle elezioni di maggio scorso. Parliamo in questo caso di una parabola discendente così repentina, da poter essere iscritta in una sorta di guinness dei primati negativi della politica lucana.

Un tonfo talmente violento, sancito dal ritorno del commissario prefettizio al Comune di Scanzano dopo le dimissioni di 7 consiglieri comunali di cui 3 eletti nella lista di Cariello, da aver suscitato la «solidarietà personale» di Carlo Trerotola: il candidato presidente sconfitto del centrosinistra nelle elezioni del 2019. Uno dei pochi (e di sicuro l’unico rappresentante del fronte avversario) ad aver avute parole di «conforto» per l’ex collega consigliere regionale di matrice salviniana, ritrovatosi da un giorno all’altro dalle stelle alle stalle. Per di più senza alcuna indennità pubblica, avendo rinunciato con «generosità» a quella di consigliere regionale per fare il bene della propria comunità.

Ovviamente, lasceremo ai lettori ogni valutazione sulla esternazione pubblica di Carlo Trerotola. E sulla opportunità per il teorico capo dell’opposizione di centrosinistra di portare allo scoperto un moto di intimo trasporto «umano» per un avversario politico di destra che altri colleghi consiglieri, meno ingenui di lui, avranno di certo relegato alla sola sfera privata.

Elezioni in Basilicata: fondi ai comuni prima del voto, l'ultima farsa di Bardi
Elezioni in Basilicata: fondi ai comuni prima del voto, l’ultima farsa di Bardi

Del resto, questa è l’aria di grande confusione che tira nelle stanze della Regione Basilicata.

Dove può accadere di tutto. Finanche che la Lega rappresentata dal solo Fuina oggi esprima due assessori esterni (Francesco Fanelli e Dina Sileo) da quando Gianuario Aliando, da consigliere supplente del vice presidente della giunta, si è trasferito con armi e bagagli, nelle scorse settimane, in Forza Italia. Una farsa. L’ennesima di una legislatura particolarmente prodiga di trasformisti. Passati. Presenti. E forse anche futuri. Ma questo degli annunciati posizionamenti dentro e fuori il centrodestra è un altro discorso. Degno sicuramente di un capitolo a sé.

Leggi anche:

Altro che campagna elettorale in anticipo e lista Bardi: Tajani non fa i conti con il diktat di Meloni