Il punto di vista di Nino Grasso – Quelle primarie prima invocate ora temute dagli antagonisti di Angelo Chiorazzo

Il punto di vista di Nino Grasso
Angelo Chiorazzo, unico nome in campo nel centrosinistra e nel Movimento 5 Stelle: «Se ci saranno le primarie e vincerà un altro, io sarò al suo fianco»
Angelo Chiorazzo, unico nome in campo nel centrosinistra e nel Movimento 5 Stelle: «Se ci saranno le primarie e vincerà un altro, io sarò al suo fianco».

di Nino Grasso

Saranno – a quanto pare – non meno di una decina. Uno a settimana. O giù di lì. In modo da arrivare all’apertura dei comizi elettorali avendo già alle spalle una «campagna di ascolto», come non se ne vedeva da tempi lontani. Sempre che anche questo non faccia storcere il naso a quanti – pontificando in modo narcisisticamente ermetico sui giornali – avrebbero forse preferito assistere ai soliti rituali della politica-politicante celebrati all’interno di gusci vuoti.

Dopo il pienone registrato nei due capoluoghi, con altrettante iniziative politiche che hanno fatto riassaporare il gusto della partecipazione e della mobilitazione individuale a centinaia di persone che da anni i partiti del centrosinistra facevano fatica ad intercettare, l’aspirante governatore lucano di “Basilicata Casa Comune”, Angelo Chiorazzo, sta mettendo a punto in queste ore il calendario dei prossimi appuntamenti in programma sul territorio regionale.

Tra pochi intimi.

Se mai gli stessi del passato. In un gioco al massacro dei possibili candidati presidenti, esposti al tiro al bersaglio dei veti reciproci. Esattamente come è avvenuto in occasione delle elezioni di cinque anni fa. Col risultato di aver consegnato la Regione ad un fallimentare governo di centrodestra che – dati Istat alla mano – lascerà la Basilicata in condizioni peggiori di come l’ha trovata nel 2019. Ed è quanto dire, vista la capacità manifestata negli ultimi lustri dal centrosinistra lucano di fare harakiri, in nome di antagonismi personali ancora oggi duri a morire.

Antagonismi che a partire dal 2010 hanno trasformato il governo della cosa pubblica in Basilicata in una corsa ad ostacoli.

Con tanto di trappole spesso costruite in casa, anziché nelle trincee avversarie. Un solo esempio: quando c’erano De Filippo e Pittella a guidare la Regione, il tema del giorno era l’inquinamento provocato dalle estrazioni petrolifere. E mai come in quegli anni, sull’onda di una mobilitazione popolare alimentata da legittime preoccupazioni nutrite in sede locale, abbiamo assistito al proliferare di studi, analisi, valutazioni di impatto sanitario sugli abitanti della Val D’Agri, di cui sembrava non si potesse in alcun modo fare a meno.

Poi è arrivato il governo Bardi, che ha preso in giro i lucani promettendo un programma ancora più ampio di valutazione sanitaria (denominato “Lucas”) che non è mai partito, pur avendo a disposizione una dote finanziaria di 25 milioni di euro messa a disposizione dalle compagnie petrolifere. E non una sola manifestazione di protesta è stata organizzata in tutta la legislatura sotto le finestre di via Verrastro per reclamare che in attesa del nuovo progetto non si sospendesse l’azione di monitoraggio già in atto. Invece, niente. All’improvviso, le preoccupazioni sullo stato di salute degli abitanti della valle del petrolio sono sparite dai radar della politica locale e degli “agitatori” di mestiere, oltre che delle associazioni ambientaliste e dei vari movimenti presenti sulla piazza, sindaci compresi. Perché? Chiediamocelo.

E forse scopriremo una delle ragioni che hanno indotto un pezzo di società civile – quella che si riconosce in “Basilicata Casa Comune” – a scendere in campo.

Rompendo gli schemi e i rituali della vecchia politica. Sostenendo una candidatura autonoma, autorevole, nata dal basso. In grado – come si è visto a Potenza e Matera – di alimentare entusiasmo. Fiducia. Voglia di rimboccarsi le maniche, per il bene di questa regione.

Si faccia caso. Mentre nel centrodestra circolano vari nomi in alternativa al Bardi-bis: da Pepe a Rosa, da Latronico a Quarto, da Somma a Caiata. Qualcuno è addirittura arrivato ad ipotizzare Casino, in quanto ex parlamentare e assessore regionale materano di Forza Italia. Nel centrosinistra e nel Movimento 5 Stelle no. L’unico nome al momento in campo è quello di Angelo Chiorazzo, se si esclude l’auto-candidatura (caduta nell’oblio per mano dello stesso interessato) del segretario regionale Psi, Livio Valvano.

E in ogni caso, per quanto Chiorazzo si sia già esposto agli occhi di migliaia di supporter quale aspirante presidente della Regione, inaugurando il proprio comitato elettorale in via del Gallitello a Potenza, con tutto un lavoro di studio avviato anche sul fronte del programma di governo da concordare con i possibili alleati di centrosinistra e del Movimento cinque stelle, non può passare inosservato il segnale politicamente significativo che egli ha tenuto a ribadire nei giorni scorsi, attraverso una intervista rilasciata al “Domani”, a conferma dell’annuncio fatto il 16 dicembre al Park Hotel di Potenza.

«Se ci saranno le primarie e vincerà un altro – ha dichiarato infatti Angelo Chiorazzo – io sarò al suo fianco».

Parole quanto mai chiare. Improntate a grande onestà intellettuale. E dettate da un innegabile senso di responsabilità, oltre che da una visione tutt’altro che arrogante dell’impegno in politica, contrariamente a quello che taluni vorrebbero far credere dipingendolo, tra l’altro, come portatore di inesistenti conflitti di interessi. Parole (quelle del candidato di “Basilicata Casa Comune”) che rimbalzeranno, ne siamo certi, nel vertice Pd-Movimento 5 Stelle in agenda questa mattina a Potenza. Tanto più dopo che lo scorso 8 gennaio il coordinatore regionale pentastellato, Arnaldo Lomuti, e il segretario regionale “dem”, Giovanni Lettieri, si sono detti certi che «nessuno vorrà rinunciare all’opportunità di strappare la Regione Basilicata dalle mani del peggior centrodestra».

Si tratta ora di individuare – per mutuare le parole dell’on. Lomuti – «un metodo effettivamente e democraticamente rappresentativo della coalizione». Che evidentemente – ci pare di poter dire, interpretando il pensiero espresso da Giovanni Lettieri – non può prescindere da una consultazione della base elettorale e/o degli iscritti alle varie forze in campo. Anche perché se è vero – come pare – che si voterà dopo Pasqua, e probabilmente tra il 7 e il 14 aprile, c’è tutto il tempo per organizzare, di qui a metà febbraio, una consultazione «effettivamente democratica», nelle forme che si riterranno più opportune. Dopo di che tutti in campo dalla parte del vincitore. Chiunque egli sia.

Chiorazzo ha già riconfermato in modo netto la propria disponibilità in tal senso.

E c’è da augurarsi che anche altri facciano altrettanto. A partire da quelle forze politiche, come “Azione” di Donato Pessolano e Marcello Pittella, che al momento non hanno ancora deciso da che parte stare, dando l’impressione (ma è solo impressione?) di aspettare le candidature del centrodestra per poi decidere chi appoggiare nella corsa alla presidenza della Regione Basilicata. O se andare addirittura da soli, così da indebolire comunque il centrosinistra.

Ricordiamolo: nel 2019, dodicimila voti (pari al 4,4 per cento) non bastarono alla lista solitaria di “Basilicata Possibile” capeggiata da Valerio Tramutoli per eleggere un consigliere regionale. E con i tempi che corrono, caratterizzati da una forte disaffezione alle urne, dodicimila voti (per quanto rivelatisi insufficienti già cinque anni fa) sono tanti. Anche per i campioni delle preferenze personali, mai come ora esposti al disincanto di un elettorato deluso dai giochetti personali della vecchia politica-politicante.

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