Imprenditore lucano muore nell’ambasciata italiana di Montevideo, la famiglia chiede verità e giustizia

SENISE – E’ avvolta nel mistero la morte di Luca Ventre, il 35enne originario di Senise morto lo scorso 1 gennaio a Montevideo all’interno dell’Ambasciata italiana in circostanze ancora tutte da chiarire. Ora la famiglia del giovane chiede verità e giustizia e la procura di Roma ha aperto un’indagine su quanto accaduto in Uruguay.

“Mio fratello si sentiva minacciato. Aveva paura e voleva tornare in Italia. Quando è entrato all’interno dell’ambasciata ha iniziato a urlare che qualcuno voleva fargli del male e che chiedeva protezione. Ma per tutta risposta, anziché essere protetto, nella nostra sede diplomatica è stato ucciso”. Queste le parole del fratello di Luca, Fabrizio Ventre. Il giorno dopo la tragedia l’ambasciata italiana di Montevideo aveva confermato il decesso del 35enne di origini lucane attraverso un comunicato nel quale era stato evidenziato che si era “arrampicato per scavalcare il recinto dell’Ambasciata” e si era “poi diretto verso gli uffici”.

Dopo l’arresto Ventre era stato trasportato al Hospital de Clinicas dove “purtroppo risulta sia successivamente deceduto”. I familiari del 35enne hanno cercato sin da subito di approfondire cosa fosse realmente accaduto e tramite un loro avvocato in Uruguay, sono riusciti ad ottenere i video registrati dalle telecamere di sorveglianza dell’ambasciata nel giorno di Capodanno. In Uruguay la famiglia Ventre si era sistemata da tempo ed era nota a Montevideo. Luca, insieme ai suoi familiari, si era impegnato nel creare una società dedita soprattutto all’importazione di prodotti tipici italiani. Il 35enne aveva anche una compagna e una bambina di appena sette mesi. Luca si presenta alle 7 di mattina del 1 gennaio presso l’Ambasciata. Nessuno gli apre il cancello e a quel punto decide di scavalcare il muro di recinzione.

All’interno del cortile dell’ambasciata trova un addetto alla vigilanza e un poliziotto armato: Luca viene immediatamente bloccato, si inginocchia e mette le mani dietro la schiena. Alza il braccio in segno di resa, ma nei filmati si vede il poliziotto mettergli un braccio intorno al collo. Una presa che va avanti per diversi minuti, fino a quando Luca resta a terra privo di sensi. Dopo una decina di minuti viene caricato in auto e portato nel vicinissimo ospedale, ma il 35enne non si riprenderà più. Ora sono due le inchieste aperte per far luce su questa vicenda: una aperta direttamente dai magistrati di Montevideo che attendono l’esito di tutti gli esami collaterali disposti dopo l’esame autoptico già eseguito sul corpo dell’imprenditore originario di Senise. E l’altra dalla procura di Roma, con l’ipotesi di omicidio preterintenzionale, aperta dallo stesso pm del caso Regeni.

La famiglia di Luca lamenta però la totale assenza dello Stato: “Sono passati 25 giorni e lo Stato non ha ancora detto una parola sull’accaduto – ci dice al telefono Fabrizio Ventre – l’unico contatto con la Farnesina e la viceministra Del Re risale allo scorso 4 gennaio, ma dal ministro Di Maio nessuna parola, nemmeno di cordoglio per l’accaduto”. Intanto il già Presidente Commissione Regionale lucani all’Estero, Pietro Simonetti, ritiene che “la morte del giovane di origine lucane Luca Ventre nel sito dell’ambasciata Italiana a Montevideo reclama anche una urgente e concreta iniziativa della Regione Basilicata. L’apertura di inchieste sui fatti accaduti da parte della Magistratura di Roma e quella in corso in Uruguay dovrebbe interessare anche l’apposita Commissione regionale e il suo Presidente. In parallelo anche il Presidente Bardi dovrebbe valutare la possibilita’ di un passo presso il Ministero degli Esteri per avere le dovute informazioni. Tutto questo per assicurare l’accertamento delle dinamiche che hanno portato alla morte di Ventre, le responsabilita’ e la puntuale ricostruzione dell’evento luttuoso che presenta, secondo le notizie di stampa, molti interrogativi e palesi contraddizioni. Si tratta di iniziative a sostegno della famiglia e della comunità lucana in Uruguay”.