POTENZA- Un commissario vero, autorevole non un notaio- prestanome utile a dare il senso di voler cambiare tutto per poi lasciare tutto come prima. Con le dimissioni di Mario Polese dalla segreteria regionale del Partito democratico di Basilicata si è ufficialmente riaperta la faida tra le varie anime del partito lucano. A poco meno di una settimana dalla convocazione dell’assemblea regionale, fissata per il 28 giugno, tra i dem tornano a ribollire vecchi rancori, rianimati dalla nuova sfida interna: la segreteria regionale. La gestione del dopo Polese infatti, rischia di avvilupparsi attorno ad uno strumentale cerimoniale di norme statutarie e logiche di pesi e contrappesi interni (i numeri in assemblea) che potrebbe riconsegnare il partito alla stessa componente del segretario dimissionario. Con il rischio di straccaire ulteriormente quel legame che tiene ancora insieme i democratici lucani. E così-dopo l’altolà della componente Antezza (lanciato con la nota di Annunziata sorella della già senatrice Maria, cognata e non moglie dell’assessore Braia) che puntando il dito sul rischio di un “nuovo Polese” alla guida del partito, ha tracciato il solco della corsa alla segreteria per la già senatrice- ieri ad alzare la voce ci ha pensato un gruppo di fedelissimi delll’ex presidente del Consiglio regionale, Vito Santarsiero. I quali, con un documento inviato al segretario nazionale Nicola Zingaretti, hanno sottolineato la necessità di «un commissario autorevole che operi per il tempo utile per rialnciare il Partito democratico di Basilicata se non una fase commisariale di tipo notarile per avviare, come alcuni vorrebbero, un semplice tesseramento propedeutico ad un congresso farlocco destinato a non cambiare nulla».
Approfondimenti sull’edizione cartacea de “La Nuova del Sud”
di Mara Risola