Spuntano le carte secretate da mesi, Spera va dichiarato decaduto da dg dell’ospedale “San Carlo”

Il punto di vista di Nino Grasso
La relazione finale secondo la quale Spera non ha raggiunto gli obiettivi nel mandato da dg dell'ospedale San Carlo
Spuntano le carte, Spera va dichiarato decaduto da dg dell’ospedale San Carlo

Traballa – e questa volta traballa sul serio – la poltrona dell’ing. Giuseppe Spera, il dg dell’Azienda ospedaliera “San Carlo” di Potenza può essere infatti considerato – sulla base delle carte che siamo riusciti a procurarci – un “ex” manager della Sanità lucana. A meno che il presidente della Regione, Vito Bardi, con l’assessore al ramo, Cosimo Latronico, e gli altri componenti dell’esecutivo lucano (Pepe, Cicala, Cupparo e Mongiello), non voglia assumersi la responsabilità di violare, in modo arrogantemente smaccato, leggi e contratto di lavoro in essere.

Giuseppe Spera, l'attuale dg del San Carlo
Giuseppe Spera, l’attuale dg del San Carlo

Così da consentire al sostituto procuratore della Repubblica di Potenza, Vincenzo Montemurro, di aggiungere una sorta di «addendum» alla richiesta di rinvio a giudizio del governatore lucano e di alcuni componenti della prima giunta regionale della scorsa legislatura, di cui abbiamo riferito proprio ieri su questo giornale.

Diciamolo subito.

Non è stato facile, per chi scrive, entrare in possesso della famigerata e secretata relazione finale messa a punto all’inizio di luglio scorso dai tre componenti la Commissione di valutazione del direttore generale del “San Carlo”. Ai quali è stato chiesto di certificare il raggiungimento o meno degli «obiettivi di mandato» a suo tempo assegnati a Spera.

Obiettivi di mandato che non sono stati totalmente raggiunti dal dg del San Carlo Spera. Come confermato, a sua volta, per iscritto, dal dott. Massimo Mancini, sino a poco più di un mese fa responsabile della Direzione generale Salute della Regione Basilicata.

Incarico, quest’ultimo, che come si sa lo scorso 14 agosto è stato affidato al dott. Domenico Tripaldi: un dirigente in aspettativa del Ministero delle Finanze ormai di casa da oltre dieci anni in via Vincenzo Verrastro, a Potenza. Inutile dire che anche la lettera di Mancini, datata 15 luglio 2024, è finita nella nostre mani.

Circostanza, quest’ultima, che farà di certo rizzare i capelli a più di qualcuno nelle stanze del Palazzo. Perché ora sarà veramente difficile per Tripaldi e Latronico – e a cascata per l’intera giunta Bardi – continuare a far finta di niente, pur di mantenere in essere il contratto di lavoro di Spera risalente al mese di dicembre 2020. Scaduto nel 2023, e prorogato per altri due anni sino a tutto il 2025. Contratto che va immediatamente rescisso in forza di una inderogabile «clausola risolutiva» legata al mancato raggiungimento di almeno l’80 per cento degli «obiettivi di mandato» di cui Spera si era fatto garante.

E che invece il dg del San Carlo, Giuseppe Spera, Pino (per gli amici) non è stato in grado di raggiungere. Superando abbondantemente la percentuale limite del 20%.

Sia perché il bilancio del “San Carlo” ha chiuso in perdita per due anni di seguito. Ma soprattutto perché le lunghe liste di attesa, la continua fuga dei primari ospedalieri (ultimi Luzi e Cuomo) e di conseguenza la mancata riduzione dell’emigrazione sanitaria, hanno reso plasticamente evidente un deficit manageriale, a danno del pubblico erario, di cui l’attuale Dg del maggior ospedale lucano porta per intero la responsabilità. Ripetiamo: a meno che Bardi e gli assessori Latronico, Pepe, Cicala, Cupparo e Mongiello, non vogliano violare le disposizioni a suo tempo approvate con la Dgr n. 850 del 7 dicembre 2023 – della qual cosa potrebbero essere chiamati a rispondere dinanzi a qualche magistrato contabile, e non solo – il contratto sottoscritto a suo tempo da Giuseppe Spera con la Regione Basilicata va immediatamente rescisso.

Così come peraltro previsto da una clausola del contratto stesso, in caso di mancato raggiungimento degli «obiettivi di mandato» assegnati.

Tra l’altro – e questo è un aspetto che potrebbe suscitare la legittima curiosità del dott. Vincenzo Montemurro – l’attività svolta dal Dg del “San Carlo” Giuseppe Spera (anch’egli indagato nella sopra citata inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza) andava sottoposta a verifica già nel 2022. Al termine cioè dei primi due anni di mandato, così come sancito dal decreto legislativo n. 171/2016.

Invece, stranamente, la prima Commissione di valutazione sull’operato del manager in questione, istituita a settembre 2022, non è stata messa nelle condizioni di portare a termine l’incarico.

Cosicché, più di un anno dopo, il 30 novembre del 2023, Bardi e gli assessori dell’epoca furono costretti (bontà loro) a ricorrere ad altra Commissione composta, questa volta, da tre esperti del Laboratorio di Management e Sanità (Mes) della Scuola Superiore Sant’Anna di Posa: il dott. Giorgio Simon (presidente), il dott. Federico Viola e l’avv. Marco Lovo. Questa commissione, come detto, ha concluso i lavori tra il 2 e il 3 luglio 2024. E la Direzione generale Salute della Regione Basilicata, per mano dell’allora Dg Massimo Mancini, ha dovuto obtorto collo prendere atto che a seguito dei risultati emersi ricorre «l’ipotesi contemplata dai commi 1 e 4 del contratto di lavoro in essere con il dott. Spera, in materia di decadenza dall’incarico di direttore generale».

Sorge il dubbio (ma è solo un dubbio?) che il dott. Mancini abbia perso il posto di direttore generale della Sanità per aver messo nero su bianco le parole appena riportate tra virgolette, contenute nella pec indirizzata all’assessore Latronico il 15 luglio 2024.

Un mese prima di essere sostituito da Tripaldi. Il quale, a sua volta, da quando si è insediato, si è guardato bene dal muovere foglia. Forse perché – viene da supporre – nelle stanze della Procura regionale della Corte dei Conti di Basilicata pare non via sia più nessuno, o quasi. Un altro “mistero” in salsa lucana, in questo caso legato al trasferimento in altre sedi, già da diversi mesi, di Vittorio Raeli e Giulio Stolfi. Senza che nessuno ne abbia dato conto alla pubblica opinione di Basilicata. Sembra assurdo. Ma è così. In questa Regione ormai accade di tutto. Nel più totale disinteresse di quanti, pur essendo pagati per farlo, si guardano bene dal dire una parola. Che sia una!

Nino Grasso

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