POTENZA – E’ l’unico che a parte Angelo Sanza e i Radicali difende il Parlamento da un’amputazione demagogica. L’immagine di Montecitorio che in modo pressochè totalitario è favorevole alla riforma costituzionale che taglia 115 senatori e 230 deputati, anche con giravolte rispetto a pochi mesi fa, è forse la fotografia più forte della crisi del Parlamento. Peppino Molinari, due legislature alle spalle, proprio non riesce a mandar giù una sforbiciata che – a suo dire – penalizza oltremodo la Basilicata. E colpisce solo la rappresentanza e il pluralismo. “Ma quel che più mi è dispiaciuto – spiega – è questo silenzio assordante in Basilicata. Ha parlato solo Bardi, ma lo ha fatto come la pillola del giorno dopo…”
Onorevole, dopo tanti tentativi negli anni passati hanno tagliato i parlamentari…
“Mi faccia dire che è stato un errore. I costituenti quando avevano pensato a questo numero di parlamentari era anche per creare un certo equilibrio tra le due Camere, per l’elezione del Presidente della Repubblica, dei consiglieri del Csm, insomma per una serie di contrappesi. Una riduzione così drastica e con la percentuale dello sbarramento che si eleverà consentirà solo ad alcune forze politiche di essere presenti in Parlamento. E se aggiungiamo i tentativi di reintrodurre il maggioritario una forza politica con il 25% rischia di prendersi tutto”.
Sarà un Parlamento elitario…
“Diventa una cosa non rappresentativa con larghe fasce di elettorato. Poi la verità è che parte da un principio sbagliato perchè la campagna che hanno fatto i 5 stelle è sull’inutilità del Parlamento. Se è così sopprimiamolo, ma tutta la nostra democrazia si basa sulla rappresentanza e quello deve essere il cuore. Anzi, va rivalutato”.
L’intervista integrale sull’edizione cartacea de “La Nuova del Sud”
di Celestino Benedetto