POTENZA – Cresce l’attesa per il futuro lavorativo dei 70 lavoratori dei supermercati Decò di Potenza: oggi l’incontro con i sindacati sulla delicata vertenza. Le maestranze sono state mandate a casa la settimana scorsa dopo la chiusura dei punti vendita di via della Meccanica e via Giovanni 23esimo imposta dal tribunale di Campobasso. I magistrati hanno infatti accolto l’istanza presentata dalla società Thimos, ex Conad, mossa nei confronti delle aziende locatarie delle sedi dei due esercizi della città.
Il tribunale ha sottratto il possesso e la disponibilità degli immobili, a cui le aziende locatarie potranno accedere esclusivamente per procedere allo sgombero dei beni di loro proprietà entro il 10 novembre. Si guarda al tavolo in programma oggi alle ore 12 al Park Hotel di Potenza con il gruppo Conad, fortemente richiesto dalle organizzazioni sindacali, che nei giorni scorsi si sono viste recapitare la pec con la quale si annunciavano i licenziamenti in tronco dei dipendenti. Si fa strada l’ipotesi della riconsegna dei due rami d’azienda di via della Meccanica e via Giovanni 23esimo, disposta con ordinanza dal Tribunale di Campobasso.

La posizione dei sindacati a seguito dell’incontro sulla vertenza Decò
La segretaria generale della Fisascat Cisl Basilicata, Emanuela Sardone, a seguito delle interlocuzioni avute con la stessa Conad, aveva anticipato nei giorni scorsi la volontà dell’azienda di condividere con le organizzazioni sindacali un percorso teso a garantire i livelli occupazionali. Il percorso sarebbe vincolato alla positiva risoluzione del contenzioso giudiziario in corso con la società La Fuente circa la proprietà degli immobili in cui sono ubicati i due punti vendita in questione.
«In considerazione del provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Campobasso – dichiara la Sardone – come Fisascat riteniamo prioritario fare chiarezza sulla situazione occupazionale dei lavoratori dei due punti vendita. Il nostro obiettivo è ottenere garanzie occupazionali e retributive per il futuro delle circa 70 famiglie coinvolte che non hanno alcuna responsabilità per il contenzioso che si aperto tra le società».